Il termine anglosassone è "whistleblowling", e sta per tutela di chi segnala reati o irregolarità di pubblico interesse. Anche in Italia l'istituto sta per prendere forma: ieri è stata votata alla Camera una proposta di legge per regolamentare e soprattutto tutelare chi segnala e denuncia casi di corruzione nella PA.
Di fatto, il dipendente pubblico che denuncia in buona fede al responsabile della corruzione del proprio ente, ma anche all'autorità giudiziaria o alla Corte dei Conti, condotte illecite o di abuso di cui sia venuto a conoscenza nello svolgimento della sua funzione, non può essere, per motivi correlati alla segnalazione, soggetto a sanzioni, misure discriminatorie o licenziamento.
Il provvedimento vieta la rivelazione dell'identità del segnalante, tranne nei casi dove sia indispensabile per la difesa dell'incolpato: le segnalazioni però non potranno essere fatte in forma anonima.
Per chi effettua azioni discriminatorie contro i segnalanti, l'Anac prevede sanzioni amministrative pecuniarie che vanno da 5 mila a 30 mila euro.